Poesia – Postfazione, 2001
La poesia come ragione – le ragioni della poesia
La difficoltà risiede già all’origine. La definizione di poiein (fare – produrre – creare) esprime una genericità che non le rende giustizia. E quand’anche volessimo accettarla “come arte di rappresentare fatti, immagini e sentimenti con parole disposte secondo un ritmo determinato” il dubbio resta. Perché quei fatti e quelle immagini potrebbero essere rappresentati anche senza la disposizione ritmica e realizzati. Per contro quegli indici formali che la connotano: scrittura verticale – verso – rima – ritmo – strofa, non sempre la realizzano. Bisogna quindi entrare dentro al concetto che non s’identifica con l’intuizione o l’istintualità lontani dalla ragione. Bisogna entrare dentro il nucleo dell’idea, dentro a quel pensiero ridotto all’essenziale senza intermediazione. Dentro a quell’emozione forte che attraversa la parola senza perdere la forza del suo materiale esplosivo. Cioè della sua capacità di colpire il pensiero per modificarlo. E allora la parola si fa veicolo del cuore e consapevolezza della mente. Poesia quindi come piacevolezza di immagini e forza di pensiero. Racconto spezzato dall’enjambement e dal verso coagulato dalle metafore laddove è difficile riconoscere lo spessore della riflessione che è dentro l’atto poetico ma non immediatamente visibile perché il poeta alleggerisce la materia con la sua capacità di essere dentro le cose e sopra le cose. Con il suo occhio bionico e la sua capacità di penetrare l’infinitesimo molecolare per manipolare la materia. Cioè la parola che è il modo con cui si realizza la struttura del racconto mentre poesia è il nucleo di un pensiero consapevole che è il riflesso del soggetto che si modella sullo specchio della società. Capace di trasformare metamorfizzare problematizzare. Consapevole della visione del proprio tempo del proprio spazio della propria storia e della storia. Pensiero che va anche oltre quei limiti per esplorare piani disegnati da altri e impiantare le proprie coordinate. Ma in quale modo si è manifestata al suo apparire e perché? Prima della parola e della scrittura una poesia d’immaginazione che è espressa visivamente e comunicata con segni. Simboli di un universo collettivo sacro e fatalistico. Soltanto il pensiero e il linguaggio più maturi riescono ad esprimere un racconto poetico e nuclei carichi di spessore e di significato. Poesia come introspezione. Analisi e capacità di andare a toccare il fondo del proprio pensiero, delle proprie emozioni forti. E poi il racconto sulla storia e sulla sacralità del mito. Un racconto eroico-celebrativo fatto di fantasia e realtà. Di uomini e di dei. Due mondi distanti e paralleli che s’incontrano nei sentimenti di odio e di amore; di gelosie di rancori di vendette. Su cui spiccano momenti di alto lirismo per i racconti di anime perse. Una poesia raccontata – recitata nel chiuso delle corti e negli intrighi nascosti dal silenzio. Da cui trarre insegnamento per le generazioni presenti e future anche quando denuncia conflitti di anime e drammi di coscienze. Con una lingua che cambia costantemente, che si adegua al ritmo del pensiero che indaga e che diventa sempre più problematico più drammatico più tragico. Che nel tempo esprime sempre di più la sua inadeguatezza ad esprimere certezze. Una poesia quindi che non dà risposte. Ed ora nel cambio dei millenni potrà ancora esprimere se stessa e trovare una collocazione? Il discorso è aperto. Anch’essa dovrà fare i conti con i mezzi rapidissimi cui il pensiero dovrà adeguarsi ma soprattutto con il linguaggio che dovrà esprimere quel pensiero. Il gioco dovrà dunque essere giocato con tempi spazi e ritmi nuovi.
Non dovremo quindi scandalizzarci se nella lingua poetica di un immediato futuro vedremo comparire il linguaggio wap (wireless application protocol) cioè il protocollo per le comunicazioni cellulari. Il modo con cui i ragazzi inviano messaggi ai propri innamorati e con cui esprimono il mondo dei loro pensieri e delle loro idee incandescenti. Ma è diventato comunque un modo veloce per trasmettere informazioni anche per i meno giovani. Brevità di tempo e di codice linguistico che si avvale di simboli critto-pittografici che potrebbero avere il sopravvento. Si tratterà solo di adeguarsi ai nuovi codici di comportamento linguistico per la comunicazione scritta tra gli interlocutori anche di un certo livello culturale.
;-( = piango
:* = ti bacio
@}–>–>— = ti mando una rosa
Pur credendo nella forza della parola e nella sua validità espressivo-semantica, non posso non accorgermi che si sta frantumando per adattarsi a codici espressivi e di comportamento che sono della storia del nostro tempo. Il sottovalutarlo significherebbe negare quest’impeto che sta travolgendo e cambiando. È possibile quindi che in un immediato futuro la parola continui il suo processo di trasformazione fino ad assumere formalmente un altro aspetto senza nulla perdere in valenza concettuale e immaginifica; senza nulla perdere di pensiero; della sua capacità di stare dentro le cose, dentro la storia, di essere esso stesso storia. Il codice potrebbe risultare un dettaglio; l’importante è che riesca a tradurre quel pensiero.