Eravamo come il vento, di Emanuela Rossi
Gli ingredienti di sfogo per puntualizzare un diario ci sarebbero stati tutti.
Li ha dirottati invece con abilità, tenendo a freno un pianto sempre pronto a sciogliersi per un dolore che la sopraffà e che difficilmente troverà una sistematica collocazione.
Ripercorre le tappe di un incontro che ha segnato la sua vita e che ha dato i suoi frutti.
L’amore tiene legato ogni evento dal più piccolo al più grande.
Percepito. Accarezzato. Vissuto.
E nella qualità è difficile distinguere la quantità. Il poco è nel molto. Il molto è nel poco.
Lui. Lei.
In un’osmosi perfetta tanto da essere Uno.
Gli interessi di lui, molteplici, diventano gli interessi di lei in uno scambio senza soluzione
L’amore ha questa proprietà espansiva. Dilatante e perciò inesauribile.
Va oltre il tempo. Oltre la scrittura. Oltre l’immaginazione.
La sua prospettiva è senza punto focale.
Emanuela lo dice con una scrittura asciutta e un periodare che a volte tocca la poesia.
Difficile avere questa tenuta per un materiale così incandescente che scotta la ragione e l’anima.
Difficile non bruciarsi.
Che cos’è?
Un fermare il tempo del cuore
Inchiodarlo. Renderlo palpabile. Toccabile. Renderlo visibile.
Per sé? Per gli altri?
Può accadere, perché no, che un ipotetico lettore trovi l’antidoto all’arsura che ci portiamo dentro.
Eravamo con il vento di Emanuela Rossi (2018) è edito da Andrea Livi Editore