La tana del nibbio, 1994

In questa raccolta Nanda Anibaldi sembrerebbe a una svolta. Un partire da sé in Danza d’Amore (1989). Una presa d’atto di luoghi, vicende, emozioni. Un intimo descrittivismo saldato da una lingua asciutta, semplice, essenziale. Il tentativo di uscire fuori da sé nel Il passo della Signora (1990), in cui sono più palesi la voglia e la capacità di scandagliare, ricercare, porre in forse, con un discorso metaforico più riuscito, più maturo, più consapevole. Ora una svolta nel senso della valenza ironica, a volte scherzosa con una vena di amarezza, giocata al maschile, al femminile, e in molteplici altre direzioni. Un orizzonte più dilatato. Un teatro più vasto di conoscenze e di esperienze con un discorsivo spesso più vicino a un “certo parlato”. Anche in senso linguistico, Nanda Anibaldi si concede quindi un po’ di più. In questo suo linguaggio che a volte può non sembrare poetico e dire che può diventarlo (Nota dell’editore).

Senza titolo
Ti ho amato per amore
e ho imparato ad amarti amandoti.
Non chiedermi di più.
Ora puoi uscire con l’ombrello
quando c’è il sole
presagendo la pioggia
e innaffiare i vasi del balcone
quando piove
temendo che non pioverà.
Puoi fermarsi con lo zimbello
del paese
e imbastire discorsi seri
coniugando il domani al femminile.
Andare alla stazione
e fermare il treno.
Perdere la coincidenza
non ritirare mai i bagagli
per mancanza di un facchino.
Puoi crescere i figli degli altri
e vederli crescere come tuoi.
Vivere allertato
nel convoglio fermo sul binario morto.
E lavarti con il vino
mettendoti come Simulacro sull’altare.
Quello che non puoi fare
è inventare un’altra me.

Senza titolo
Come posso stare nel tuo pensiero
se non sopporto di stare nel mio.
Insospettabile pretesa.
Eppure mi inviti
ad indovinare.
Quel gioco sottile
d’intelligenza
è più paradossale del gioco a scacchi.
Indovinare le mosse
prevedere l’avversario.
Un pensiero più astuto
mi dice piuttosto
che sarebbe utile
scoprire le carte.

Senza titolo
Avanti-indietro
indietro-avanti.
Per ore.
Eppure un pensiero ce l’hai.
Se il taglio con l’esterno
è una posizione di comodo
o invece non ti riesce proprio
di uscire fuori di te
tu che sembri uscita di senno.
Se l’impossibilità è tua
o è mia
Io con il senno di poi
che ritorno sui miei progetti
a lungo programmati
sui pensieri mai vicini
al senso comune.
Avanti-indietro
indietro-avanti.
Spero ti decidi una buona volta
a fare su e giù.

Senza titolo
Sul tavolo verde ti sei giocato
il paradiso
le giaculatorie ti appartengono
finalmente
e puoi accantonare il rosario
o farne una collana.
È tempo piuttosto di scavare
un abisso nelle viscere di te stesso
ti servirà a rintuzzarvi i perché
quando non troverai la risposta
Un lavoro duro a poco a poco
meglio se di ogni giorno
Non dolerti troppo
in fondo hai giocato quello
che dei doni ti sembrava
il meno caro.